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Jean-Louis Haquette – L’écriture de la nature au tournant du

Publié le 31/01/2016

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Jean-Louis Haquette – L’écriture de la nature au tournant du siècle des Lumières Il contesto letterario attorno al quale si articola il discorso del professor Haquette è individuato au tournant del XVIII secolo (il secolo definito “dei Lumi” per la forte influenza che i cosiddetti Illuministi ebbero sulla cultura dell’epoca), ovverosia tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. In questo contesto, la rilevanza via via crescente delle descrizioni paesaggistiche all’interno del panorama letterario ci permette di comprendere più a fondo l’importanza che riveste il ruolo della natura nel romanzo Atala di François-René de Chateaubriand. Infatti, il professor Haquette definisce la descrizione della natura all’interno del romanzo capitale pour comprendre les personnages: essa non comunica un mero fenomeno naturale, ma fornisce al lettore informazioni sullo stato d’animo e sull’indole dei personaggi che lo osservano.[1] Questo fatto non è una novità introdotta da Chateaubriand nella letteratura dell’epoca, ma il risultato di un processo iniziato ed affermatosi nel secolo precedente.[2]    L’ingresso definitivo della descrizione della natura nella letteratura è evidenziato dall’articolo del Cavaliere di Jaucourt sulle zone climatiche, apparso nell’Enciclopedia. Si tratta di un testo di divulgazione scientifica, che riguarda una materia geografica; è tuttavia significativo il riferimento ad un testo poetico che descrive le stagioni nella cosiddetta zona torrida: «Nous croyons que ce détail […] ne soit devenu ennuyeux à la plupart des lecteurs; ma nous allons les dédommager […] par le tableau poétique que le célèbre peintre des saisons a fait de ce climat merveilleux e brûlant».[3] L’articolo si riferisce al poeta scozzese James Thomson, che aveva descritto poeticamente le stagioni[4] che sono oggetto di studio dell’articolo sopracitato. Dunque la poesia – e in particolare il genere descrittivo, molto in voga nella prima metà del XVIII secolo – diventa un supporto per un articolo di carattere divulgativo, essendo un valido strumento di comunicazione per un pubblico di lettori; questa è una prima, importante, dimostrazione dell’autorevolezza di cui godeva la descrizione della natura nell’ambito letterario.    Il poema a cui si riferisce l’articolo era stato tradotto in francese da Marie-Jeanne Bontemps, che traspose in una prosa poetica ed eloquente – altro genere in voga nella Francia dell’epoca – la poesia di Thomson. Introducendo la sua opera di traduzione, la Bontemps definisce l’autore «aussi bon physicien que peintre habile».[5] Dunque accanto alla figura del divulgatore scientifico, appare quella dell’autore che con la forza della sua immaginazione descrive lo spettacolo della natura, che contiene in se stessa la poesia che si ricerca spesso, e invano, nella trasposizione della poesia degli antichi: la descrizione della natura si è dimostrata più poetica ed efficace: «Ces frivoles ressources de la fiction eussent été déplacées dans un ouvrage dont la vérité fait la base et qui attache suffisamment l’âme par l’importance et l’attrait de la chose même».[6] Queste considerazioni rimandano all’opera dell’abbé Pluche, che aveva espresso nella sua opera Le Spectacle de la Nature una prospettiva...

«    Il poema a cui si riferisce l'articolo era stato tradotto in francese da Marie-Jeanne Bontemps, che traspose in una prosa poetica ed eloquente – altro genere in voga nella Francia dell'epoca – la poesia di Thomson. Introducendo la sua opera di traduzione, la Bontemps definisce l'autore «aussi bon physicien que peintre habile».[5] Dunque accanto alla figura del divulgatore scientifico, appare quella dell'autore che con la forza della sua immaginazione descrive lo spettacolo della natura, che contiene in se stessa la poesia che si ricerca spesso, e invano, nella trasposizione della poesia degli antichi: la descrizione della natura si è dimostrata più poetica ed efficace: «Ces frivoles ressources de la fiction eussent été déplacées dans un ouvrage dont la vérité fait la base et qui attache suffisamment l'âme par l'importance et l'attrait de la chose même».[6] Queste considerazioni rimandano all'opera dell'abbé Pluche, che aveva espresso nella sua opera Le Spectacle de la Nature una prospettiva apologetica della creazione, un'apologia religiosa fondata sulla meraviglia della natura.[7]    Dobbiamo aspettare quasi trent'anni per la prima apparizione in un'opera francese di una descrizione della natura che non sia atta a scopi divulgativi: si tratta del romanzo Paul et Virginie di Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre.[8] Questo testo romantico è la prima opera della letteratura francese in cui la descrizione della natura accompagna le vicende dei protagonisti, legandosi alla loro interiorità e adattandosi al loro stato d'animo.

Ecco dunque che nella prospettiva di Saint-Pierre, che ha una visione provvidenziale della natura, lo spettacolo della natura viene in aiuto all'autore divenendo di supporto per il romanzo; la sua descrizione non è più un mero fatto estetico, ma una messa in scena che aiuta lo sviluppo della trama.

L'amore tra Paul e Virginie, che vivono sull'isola tropicale oggi chiamata Mauritius, è ostacolato dalla famiglia di Virginie in quanto i due sono stati cresciuti come fratelli.

Quando la fanciulla è arsa dalla passione, la natura sembra bruciare con lei: […] l'herbe était brȗlée; des exhalaisons chaudes sortaient du flanc des montagnes, et la plupart de leurs ruisseaux étaient desséchés.

Aucun nuage ne venait du cȏté de la mer.

Seulement pendant le jour des vapeurs rousses s'élevaient de dessus ses plaines, et paraissaient au coucher du soleil comme les flames d'un incendie.

[…] Les troupeaux abattus sur les flancs des collines, le cou tendu vers le ciel, aspirant l'air, faisaient retentir les vallons de tristes mugissements.[9]. »

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