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I Dilemmi della Bioetica Ambientale

Publié le 14/06/2011

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Giovanni Aliotta - Dipartimento di Scienze della Vita, Seconda Università di Napoli, Sede di Caserta.

Centro Interuniversitario per la Ricerca Bioetica, Napoli.

     

 

            Il progresso scientifico e tecnologico degli ultimi decenni ha avuto un influsso positivo sul nostro modo di vivere, ma ha anche dilatato i nostri bisogni, inducendoci a considerare l’ambiente come se questo fosse capace di adattarsi alle nostre esigenze e non viceversa. Da qui le catastrofi ecologiche provocate dall’uomo. Il pericolo e la sfida che oggi l’umanità deve affrontare è che i principali problemi ambientali quali la crescita demografica, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e l’inquinamento, sono fra loro collegati e, fatto ancora più grave, crescono in maniera esponenziale (1).

« I Dilemmi della Bioetica Ambientale Giovanni Aliotta - Dipartimento di Scienze della Vita, Seconda Università di Napoli, Sede di Caserta. Centro Interuniversitario per la Ricerca Bioetica, Napoli. Il progresso scientifico e tecnologico degli ultimi decenni ha avuto un influsso positivo sul nostro modo di vivere, ma ha anche dilatato i nostri bisogni, inducendoci a considerare l‘ambiente come se questo fosse capace di adattarsi alle nostre esigenze e non viceversa.

Da qui le catastrofi ecologiche provocate dall‘uomo.

Il pericolo e la sfida che oggi l‘umanità deve affrontare è che i principali problemi ambientali quali la crescita demografica, l‘eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e l‘inquinamento, sono fra loro collegati e, fatto ancora più grave, crescono in maniera esponenziale (1).

Questi temi furono trattati per la prima volta in sede politica alla Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente, tenutasi a Stoccolma nel 1972, dove si prese coscienza dell‘esigenza di avere principi comuni che guidassero i popoli nella salvaguardia e nella valorizzazione dell‘ambiente.

Occorsero però venti anni per giungere alla Convenzione di Rio de Janeiro dove la Commissione Mondiale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo e l‘Ambiente indicò due possibili rimedi al dissesto ecologico: la salvaguardia della biodiversità e lo sviluppo sostenibile.

Secondo la Convenzione di Rio, sottoscritta da 170 Paesi (ma non dagli Stati Uniti), i termini biodiversità e sviluppo sostenibile indicano rispettivamente: la varietà di forme di vita in tutte le sue manifestazioni ed un uso sostenibile delle risorse biologiche, che assicuri un miglioramento della qualità della vita nei limiti consentiti dall‘ambiente (2,3).

Su ampia scala, la maggiore difficoltà dello sviluppo sostenibile è quella di integrare tre aspetti fondamentali: economico, ambientale e etico. Sostenibilità economica: salvaguardia del capitale economico Il concetto di sostenibilità economica era già presente nel pensiero economico classico (1750-1870).

Thomas Malthus nel ―Saggio sui Principi della Popolazione‖ affermava che la popolazione umana aumentava così rapidamente che ben presto le riserve alimentari non sarebbero state più sufficienti.

John Mill sottolineò che per preservare il benessere dell‘umanità si doveva proteggere l‘ambiente (Natura) dallo sfruttamento indiscriminato.

Oggi sia Mill che Malthus non godono della stima degli economisti, che sono più propensi a seguire l‘ottimismo tecnologico di David Ricardo, un altro economista classico.

Ricardo riteneva che il progresso scientifico avrebbe ritardato il momento in cui le risorse necessarie alla popolazione fossero superiori a quelle disponibili in natura.

Attualmente, la maggior parte degli economisti valuta. »

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