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La letteratura delle ma'abarot e la figura della donna nella produzione letteraria di Sami Michael

Publié le 01/07/2013

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UNIVERSITÀ DEL SALENTO FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE Corso di Comunicazione Linguistica Interculturale TESI DI LAUREA IN LETTERATURA EBRAICA LA LETTERATURA DELLE MA'ABAROT E LA FIGURA DELLA DONNA NELLA PRODUZIONE LETTERARIA DI SAMI MICHAEL RELATORE LAUREANDA Prof. Fabrizio Lelli Chiara D'Aversa UNIVERSITÀ DEL SALENTO a.a. 2010/2011 1 Indice 4/5/6 Ringraziamenti 7 Premessa o Table immigrants n. 1 12 o Table immigrants n. 2 13 o Israelimages 14 Capitolo I 15 Exile : La letteratura dell'esilio 1.1 Introduzione al libro "Exile from Exile : Israeli Writers from Iraq" Nancy E.Berg. 1.2 L'esperienza della transizione 16 1.3 Scrittori Israeliani dall'Iraq 17 1.4 Conclusioni 20 2 21 Capitolo II La figura della donna nella produzione Letteraria di Sami Michael 2.1 Sami Michael ?: ????? ???? " L'Ebreo nato a Baghdad" 2.2 25 ??????? ?????? (Hatzotzrah bavadi) "Una tromba nello uadi": La figura di Huda 2.3 Rifugio 30 ?????? Analisi introspettiva del testo 2.4 Descrizione sociale e 36 psicologica; Lo statuto sociale della Donna 38 2.5 ?- ????????VictoriaAnalisi introspettiva del testo 2.6 Gli statuti rispettivi dell'uomo e 45 della donna 46 Bibliografia 3 Alle Rose del mio giardino le uniche al mondo Luigi D'Aversa, Maria Rosaria Cazzato, Andrea D'Aversa, Antonio Giuliano Zippo (...) Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa". E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "È il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." "Io sono responsabile della mia rosa..." ripetè il piccolo principe per ricordarselo Antoine de Saint-Exupéry "Il Piccolo Principe" Cap XXI 4 Ringraziamenti Un grazie di cuore a mia Nonna Raffaella, a mio Zio Pasquale, Nicola e Salvatore, mia Zia Maria Antonietta e Giovanna, mio cugino Rosario. A coloro che non ci sono più ma che vivono costantemente nel mio cuore : mio Nonno Vito Antonio e Vito, mia Nonna Maria Assunta. Al Dott.re Giuliano Antonio Zippo e al Dott.re Gabriele Mario Eliseo Biella, figure preziose e sagge dei miei brevi ma intensi e insostituibili soggiorni Milanesi. Ringrazio le mia inseparabili compagne di viaggio Virginia, Deborah e Cristina per la sincerità del loro affetto e per la mano sempre tesa. Ai miei colleghi ma soprattutto Amici Alessandro, Vito, Paolo, Fra' Fabio, Elisa, PierEnza, Angela e Teta . A Lina, Agostino e Beatrice affetti cari. Un ringraziamento speciale al mio professore, nonché relatore, Fabrizio Lelli, che ha saputo tener viva in me, con dedizione, costanza e professionalità, la mia passione per il "mondo ebraico". Un doveroso ringraziamento, va infine, a coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro : Prof.re Furio Biagini, Prof.ssa Shimony Batya (Ben Gurion - University of the Negev), Dott.ssa Piera Rossetto, Prof.ssa Sara Ferrari. 5 A Victoria e Huda La donna non ha contrapposto alle costruzioni dell'uomo se non la sua dimensione esistenziale : non ha avuto condottieri, pensatori, scienziati, ma ha avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, attenzione, senso e follia... (Carla Lonzi, "Scritti di rivolta femminile" 1970) 6 Premessa Il periodo storico preso in esame in questa ricerca, dal 1948 al 1956, si presenta come particolarmente complesso, non meno articolato ne è l'argomento principale : il fenomeno migratorio di massa che interessò Israele tra la fine degli anni Quaranta e la prima metà degli anni Sessanta del Novecento. Il periodo che va dal 1948 al 1956 si riferisce a due momenti fondamentali per la storia del Medio Oriente : - La fondazione dello Stato di Israele (15 Maggio 1948) - La guerra tra Israele ed Egitto Quest'ultima in particolare segnò la fine dell'influenza Europea ( nello specifico Francia e Gran Bretagna) sulla regione. Il periodo tra 1949 e 1956 viene definito anche come il periodo delle "border wars" caratterizzato dalle incursioni Palestinesi in Israele e dalle conseguenti rappresaglie israeliane che coinvolsero anche Egitto e Giordania. La leadership israeliana impose alla nazione l'idea che Israele potesse trarre dei vantaggi da una situazione né di guerra né di pace, come sottolinea il sociologo israeliano Uri Ben Eliezer "L'assenza di pace non è una condizione soltanto negativa: mette in risalto la condizione di mobilitazione della popolazione, sottolinea i suoi successi e soprattutto il fatto che l'esercito israeliano funge da melting pot per i nuovi immigrati, aiuta a ridurre le differenze di classe, di gruppo e perfino di partito" The Making of Israeli Militarism, Indiana University Press, 1998, p 215 7 Il fenomeno migratorio di massa raggiunse il suo picco nei primi tre anni - dal 1948 al 1951- raddoppiando la popolazione ebraica esistente. I protagonisti dell'immigrazione di massa sono : sefardim -sefarditi- , bnei edot ha-mizrach- discendenti delle comunità orientali-, levantini, mizrahim (orientali), Arab Jews (ebrei arabi), per citare i più diffusi oltre gli ebrei marocchini, ebrei iracheni, ebrei yemeniti e altri. Il fenomeno continuò negli anni cinquanta e inizi anni sessanta aggiungendo complessivamente 1.209.273 ebrei alla popolazione di 650.000 al momento della fondazione dello Stato (Central Bureau of Statics, 1973 : 126). La composizione di questa immigrazione fu sostanzialmente diversa dall'immigrazione prima dello Stato. Nel periodo precedente circa il 90% degli immigrati proveniva dall'Europa e il 10% da Asia e Africa, mentre l'immigrazione di massa dopo lo Stato si divise in misura quasi equivalente tra immigrati dall'Europa e immigrati da Asia e Africa. La seconda guerra mondiale si era da poco conclusa, lasciando in Europa profughi e rifugiati che cercavano di tornare alla propria casa e di ricostruire la propria vita altrove. La proclamazione dello Stato di Israele (15 Maggio 1948) e lo stato di guerra con i paesi arabi della regione, aveva messo in repentaglio la sicurezza di molte comunità ebraiche in numerosi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Ciò che a milioni di ebrei appariva come più sicuro era di raggiungere Israele, patria di tutti gli ebrei. Israele, ancora in una situazione di guerra, si trovava all'inizio della sua 8 costruzione come Stato e come nazione e perciò le difficoltà non mancavano. Nonostante la situazione precaria per Ben Gurion, (in ebraico ????? ?-??? ? ; ???????P?o?sk, 16 ottobre 1886 - Sde Boker, 1º dicembre 1973) politico israeliano, fondatore di Israele e prima persona a ricoprire l'incarico di Primo Ministro di quel Paese, l'immigrazione costituiva una risorsa strategica come Stato e come nazione. Per Gurion erano due gli scopi principali : rafforzare l'esercito israeliano e garantire le conquiste ottenute nella guerra con l'insediamento di popolazione lungo tutto il confine. Un maggior numero di ebrei avrebbe così trasmesso al mondo intero, e a quello arabo in particolare, un'immagine di forza e stabilità in termini di nazione. La volontà di Ben Gurion di servirsi strumentalmente dell'immigrazione di massa per implementare l'opera di occupazione dei territori, che prima della guerra del 1948 erano popolati da palestinesi,non rappresentava l'unica ragione. L'immigrazione venne giustificata con il timore che gli Stati Arabi e dell'Europa orientale avrebbero potuto impedire la partenza dei loro cittadini ebrei verso Israele, esponendoli a ritorsioni. A questo proposito è molto significativo un suo scritto che recita: «È chiaro che i fondatori ed i costruttori dello Stato d'Israele non sono stati gli uomini politici, ma gli immigrati che hanno ricostruito il Paese con il sudore della fronte«. 9 Le fasi dell'immigrazione I numeri dell'immigrazione del 1948-1949 descrivono un fenomeno migratorio molto importante, che può essere suddiviso in tre fasi : da Maggio ad Agosto del 1948 dal Settembre 1948 al Marzo 1949 da Aprile 1949 fino alla fine dello stesso anno. Nel 1948 una consistente ondata migratoria raggiunse Israele, circa 17.000 persone complessivamente in un unico flusso. Gli immigrati furono destinati in dei primi campi di accoglienza detti ma'abara (in ebraico: ? ??????pl. ma'abarot, ? ;???????da ma'avar, ?,????? "transito") , che li ospitavano per brevi periodi . La maggior parte degli immigrati destinati alle ma'abarot provenivano dai paesi arabi, queste relazioni di dipendenza assunsero la forma di divisione della società su basi etniche, sintetizzata nel binomio mizrachim/askenazim. Le condizioni di vita non erano certamente delle più facili: gli "ospiti", sistemati in tende esposte alle intemperie, dovevano condividere i servizi igienici a loro disposizione, numericamente insufficienti rispetto all'alto numero di persone. Mancavano scuole, uffici, asili, qualsiasi tipo di struttura per la formazione. Tra Settembre e Dicembre 1948, il numero degli immigrati raddoppiò, raggiungendo quota 70.000 in appena quattro mesi. All'inizio del '49, tutte le abitazioni abbandonate dagli arabi erano state 10 occupate . Levy Eshkol, allora capo del Settlement Departement dell'Agenzia Ebraica, promosse la costruzione di campi di lavoro nei pressi di insediamenti agricoli esistenti, con l'idea di indirizzare gli immigrati al lavoro agricolo. Si trattava di una prima versione delle ma'abarah, che sarebbe stata adottata l'anno successivo come risposta abitativa al crescente numero di immigrati. A Marzo del 1949 esistevano 23 campi di immigrati, ma già ad Aprile le condizioni di vita al loro interno erano peggiorate, mentre tende e baracche venivano aggiunte occupando ogni minimo spazio disponibile. Alla fine del '49 circa 90.000 persone risiedevano nei campi. Già verso la metà degli anni '50 le ma'abarot persero di importanza: da un lato, gran parte dei loro abitanti trovò sistemazione nelle città esistenti o in quelle appena fondate in Israele; dall'altro, diverse ma'abarot (tra cui Kiryat Shmona, Sderot, Beit She'an, Yokneam Illit, Or Yehuda, Nahariya e Migdal HaEmek) divennero vere e proprie città. Nel 1963 le ultime ma'abarot rimaste furono definitivamente smantellate. 11 Immigrati per paese di origine dal 1948 al 1953 in percentuale (Ufficio centrale di statistica - Israele, 1957) 1948 1949 1950 1951 1952 1953 194853 Tutti 100 100 100 100 100 100 100 Asia 5.3 30.5 34.4 59.5 28.7 27.8 35.3 Turchia 4.8 11.2 1.4 0.7 1.5 2.6 5.0 Iraq 0.0 0.7 19.3 51.3 4.1 4.1 17.8 Iran 0.1 0.8 6.3 5.4 17.9 10.6 3.9 Yemen e Aden 0.3 16.3 5.4 0.6 0.6 0...

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