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Le rapport entre le futurisme et le fascisme en ITALIEN

Publié le 04/06/2012

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Un movimento d’avanguardia collegabile al Fascismo fu il Futurismo. Esso interessò la cultura italiana sotto vari aspetti. Il fondatore, Filippo Tommaso Marinetti, pubblicò il Manifesto del Futurismo sulla rivista francese Le Figaro nel 1909, al quale si susseguirono numerosi altri Manifesti.

I temi del Manifesto sono: le macchine, la velocità, la guerra come sola igiene del mondo, l'orgoglio della patria, il militarismo, il nazionalismo, l’energia, l’espansione nazionale, il disprezzo delle masse e nello stesso tempo il coinvolgimento delle stesse… i quali verranno poi riscontrati anche nelle teorie politiche del fascismo. Si possono trovare altri collegamenti al futurismo nel concetto dell’uomo fascista: “L'uomo è attivo ed impegnato nell'azione con tutte le sue energie: è pronto ad affrontare le difficoltà, concepisce la vita come la lotta e non crede alla possibilità né all'utilità della pace perpetua.”

Inoltre, le modalità di divulgazione della letteratura futurista rispecchia molto quella del regime, in quanto prediligeva la pubblicità, i mass-media e lo spettacolo per diffondere le proprie teorie e per conquistare consensi fra le masse.

Inizialmente Marinetti si avvicinò al Fascismo per le loro caratteristiche comuni. In seguito, però, Mussolini entrò in conflitto con Marinetti perché cercò intese col Vaticano, gli agrari e coi monarchici, mentre il futurismo era ostile verso queste classi. Marinetti si riappacificò col Duce quando gli diede la dirigenza dell’Accademia d’Italia, sebbene fosse antiaccademico per definizione.

Il futurismo, quindi, finì per inserirsi nel vero e proprio regime ma, nonostante i punti in comune,essi non erano compatibili: il regime voleva imporre delle regole e rifarsi all’antica Roma, mentre il movimento d’avanguardia voleva essere libero dalle costruzione e tagliare  i ponti col passato tanto da  proporre la distruzione delle biblioteche, accademie e musei. Le parole in libertà di Marinetti e la sua immaginazione si adattarono sì al regime ma le parole non furono mai in libertà e l’immaginazione ebbe dei fili sempre tirati.

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