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Antropologia culturale, SCUOLA, COSTUMBRE E IDENTITA', Cuturi/Tallé

Publié le 23/06/2012

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SCUOLA, COSTUMBRE E IDENTITA'

 

 

CAPITOLO  1 -Le coordinate della            ricerca:

 

 

Presupposto Bourdieuiano

Ogni percorso di ricerca comincia a partire da una qualche assunzione presa per buona, acquisita come dato, procede operando una cesura con questo dato e, se ben riuscita, si conclude producendo una sua rilettura.

In questo caso un dato scontato all'origine di questa ricerca è stato il connubio fra scuola e sviluppo: la scuola è stata un formidabile agente di sviluppo e di integrazione nazionale delle popolazioni indigene nel Messico moderno in quanto ha diffuso competenze linguistiche e simboliche necessarie per una maggiore partecipazione alle risorse simboliche, economiche e politiche del paese. Acquisire una formazione scolastica è oggi l'unica opportunità per partecipare alla società nazionale. L'altro dato, correlato al primo, è stato il connubio imprescindibile fra popolazioni indigene e tradizionalismo: le popolazioni indigene del Messico contemporaneo sono le eredi del patrimonio culturale delle civiltà precolombiane, patrimonio che sopravvive in un quadro di convivenza multietnica all'interno della società nazionale. Tale costituisce un motivo di forte svantaggio sociale che mantiene le popolazioni indigene ai margini della vita nazionale. Le statistiche ufficiali demografiche, linguistiche e sociologiche, ed una certa tradizione dominante in antropologia, costituiscono la fonte di questi dati. Essi appaiono dati esterni del mondo sociale, in quanto lavoro operato di un Pensiero di Stato al di fuori della presa di coscienza del senso comune (pratico), e solo in quanto tali risultano dotati di senso oggettivo, cioè ovvi ed autoevidenti. Anche questo percorso di ricerca doveva dunque partire da un fondo comune irriducibile costituito da questi due dati, che l'esperienza del campo, per sua stessa natura critica verso qualsiasi senso comune, ha contribuito in parte a scardinare.

 

 

 

La costumbre e la modernità:                   la frontiera temporale scompaginata

 

 

 

San Mateo del Mar è la più grande comunità huave insediate fra le lagune litoranee dell'istmo di Tehuantepec, a sud dello stato di Oaxaca. Essa è considerata come la comunità più tradizionalista, quella che meglio conserva la lingua e con essa i valori e la costumbre degli antenati. Secondo il Contéo de Población  y Vivienda del 2005 dell'INEGI, l'ente statistico-geografico federale, più del 99 % della popolazione superiore ai 5 anni parla la lingua indigena (l'ombeayiüts) e quasi il 14% è monolingue. Il fattore linguistico costituisce dunque il marcatore più autentico di un'indianità che porta inevitabilmente con sé l'etichetta di tradizionalismo e marginalità.

D'altra parte tale immagine tradizionalista ha attirato la presenza d'importanti agenzie di sviluppo ed integrazione nazionali, prime fra tutte la scuola, già presente nelle comunità fin dall'inizio del secolo scorso, poi abbiamo l'ILV (Instituto Lingüístico de Verano), una congregazione nordamericana di pastori protestanti linguisti che a partire dagli anni ‘40 ha lavorato alla standardizzazione scritta della lingua indigena, e infine l'INI (Instituto Nacional Indigenista), l'agenzia federale per la politica indigenista che nella comunità ha fondato nel 1978 un centro coordinatore per l'intera regione huave. Quindi oramai parecchie persone frequentano a diverso titolo la comunità ed incarnano le diverse facce dello sviluppo che, attraverso la loro agenzia sociale, sembra essere penetrato anche nella più refrattaria delle comunità huave.

Elettricità, strade, telefono sono i segni esteriori di un avanzamento della modernità. A partire dal 2005 sono stati aperti nel capoluogo due centri internet e si è cominciata ad asfaltare la carrozzabile che unisce San Mateo del Mar a Huilotepec, primo centro zapoteco che si incontra in direzione di Salina Cruz. È certo difficile conciliare questa immagine di comunità in via di rapido sviluppo con quella di comunità tradizionale che essa ancora conserva: vissuti a San Mateo, tradizione e sviluppo sono dati scontati di un comune senso sociologico, si trasformano nel miraggio nostalgico di una integrità perduta e nell'illusione di un arricchimento improbabile, al costo salato di una lacerazione profonda di un tessuto sociale profondamente comunitario. Ogni capitolo della cultura sembra destinato a restituire della comunità un quadro paradossale: un'immagine tradizionale continuamente logorata da complesse dinamiche globali che ne smantellano la specificità.

« il mercato esterno, e dall'altra un sempre maggior accumulo di capitale nelle mani di pochi intermediari commerciali, con la conseguenza di un crescente sovrasfruttamentodelle lagune e di un generale impoverimento dell'economia locale.La modernizzazione dunque se, da una parte ha senz'altro prodotto una più diffusa disponibilità monetaria, sta comportando dall'altra un alto prezzo sociale e simbolicochiaramente percepito nella comunità: il prezzo della disintegrazione di quell'unità fra vita domestica, vita lavorativa e vita associata che faceva della pesca l'asse dellaforma di vita indigena.

La pesca di laguna oggi risulta sempre meno sufficiente a soddisfare l'autoconsumo familiare, gli uomini lamentano la cronica scarsità di pesce e alledonne spetta trasformare nei mercati dell'Istmo un prodotto svalutato in un pò di denaro con cui comprare il necessario.

Per molte famiglie essa non rappresenta più lamaggiore fonte di guadagno e sempre più spesso la si abbandona per lavori di bassa manovalanza o piccolo commercio nella comunità, o per occupazioni nella manodoperasottopagata delle imprese dell'Istmo, che assicurano entrate monetarie più costanti.

L'emigrazione nelle città, ha spinto alcuni sanmateani fin negli Stati Uniti, la comunitàsembra soffrire la perdita dell'autosufficienza economica che la pesca, fino a qualche decennio fa, ancora era in grado di garantire.

PotereTale metamorfosi economica sembra aver incrinato il profondo legame sociale e simbolico fra il lavoro e la gestione dell'autorità politica, un legame che definiva il poterecome un servizio alla comunità, e la persona che lo deteneva come il nenajiüt, ovvero colui che ha un lavoro-incarico.

San Mateo è l'unico municipio dell'area huave cheelegge le sue autorità secondo il sistema cosiddetto di “usos y costumbres”, ovvero secondo una norma consuetudinaria che fa a meno della rappresentanzadei partiti.

Esso conserva il tradizionale sistema politico dei cargos, retaggio dell'epoca coloniale, che prevede, per ogni uomo sposato, l'espletamento di una serie diincarichi pubblici, di crescente responsabilità e autorità, da adempiere durante il corso della propria vita all''interno della linea religiosa del potere o all'interno di quellacivile: la prima consiste in una serie di incarichi cerimoniali nell'ambito delle attività rituali ecclesiastiche, mentre la seconda in una serie di incarichi più prettamente politicie giudiziari.

Al vertice della prima vi è il Maestro de Capilla, mentre al vertice della seconda vi è il Presidente Municipal.

Le due linee di potere convergono nella caricadell'Alcalde, la massima autorità morale della comunità a cui spettano responsabilità rituali e giudiziarie: da lui dipende il benessere della comunità.

I monajiüt (coloro chehanno un lavoro-incarico), nell'arco dei 3 anni della durata del loro mandato, sospenderanno allora il loro lavoro ordinario per lavorare a servizio della comunità, ed unaspetto essenziale di questo consisterà nell'assolvere ad una serie di obblighi rituali per ricompensare il lavoro degli antenati da cui dipende la prosperità dell'ambiente el'abbondanza del prodotto delle lagune.Tale riproduzione del potere sembra essere oggi molto lontana, nei fatti, per rispondere alle esigenze di una comunità che ha stretto vincoli sempre più profondi con lasocietà nazionale: nella scelta delle massime autorità, accanto a quella degli anziani principales (i notabili della comunità che hanno già assolto tutti gli incarichi pubbliciprevisti dalla gerarchia tradizionale dei cargos), si fa sentire sempre più forte la voce dei rappresentanti di partito e di altri gruppi d'interesse, come le lobbies economicheregionali ed i sindacati.

La gestione del potere, nella sua doppia connotazione religiosa e civile, sembra così perdere in anno in anno la sua valenza sacrale e con essa la suafunzione sociale di servizio.

I monajiüt oggi devono rispondere ad interessi politici ed economici esterni, prima non riconosciuti, e sempre più spesso si denuncianocorruzione e profitto personale nella gestione del potere incaricato.Cosmologia La cosmologia verte tutta intorno all'instabile equilibrio ecologico fraterritorio, meteorologia e pratiche economiche: i riferimenti simbolici ai fenomeni atmosferici (i fulmini, i venti, la pioggia eccessiva) costituiscono il costante retroscenadelle vicende mitiche.

I mombasüik, gli antenati dei sanmateani, erano infatti esseri dotati di poteri straordinari dovuti al loro particolare rapporto di coessenza con unalter-ego meteorologico: fra questi gli uomini erano monteok (fulmini) e le donne ncharrek (vento del sud), e dal lavoro comune dipendeva la quantità di pioggia necessariaper irrigare i campi e riempire le lagune.

La lotta fra i monteok e nots weak (il serpente unicorno rappresentazione della pioggia eccessiva), rappresenta la grande metaforadel ciclo meteorologico locale, da cui dipende la sopravvivenza della comunità.

Oggi nessuno più ha un ombas meteorico e quindi si è perso il controllo diretto sui fenomeni atmosferici.

Spetta agli esperti rituali e alle massime autorità pubblichemantenere vivo il rapporto con i mombasüik ed intercedere presso di essi per il benessere comune.

Tale orizzonte cosmologico di significati si ramifica così nella sferaprivata e pubblica della vita locale attraverso un'intensa attività rituale, moltiplicato e riprodotto in diversi codici e forme durante le fasi critiche dell'esistenza: nei passaggidel ciclo vitale, di potere e del ciclo meteorologico, e nella cura delle malattie.Gli anziani lamentano la trasformazione e l'impoverimento della vita rituale il cui segno più evidente è la perdita di significato di gesti e parole tramandati dagli antenati.

Lacondotta moralmente dubbia delle autorità, da cui dipende il benessere della popolazione, e la perdita di autorevolezza degli anziani hanno compromesso quel rapporto direciproco scambio con gli antenati che avveniva attraverso la ricca vita rituale della comunità: è per questo che le piogge sono sempre meno abbondanti e regolari, che lelagune non danno più tanto prodotto come un tempo, e che i sanmateani sembrano aver perso la bussola del loro agire sociale.La costumbre disgregataNel complesso sembra essersi sfilacciata la compattezza di una forma di vita indigena in cui la pratica della pesca, la peculiare ecologia dell'ambiente, una gestione delpotere incaricato inteso come lavoro e servizio, ed un codice mitico meteorologico si compenetravano profondamente.

È forse proprio questa compenetrazione profondaciò a cui ci si riferisce con la parola costumbre, un insieme di pratiche tramandate dagli antenati che hanno la necessità esistenziale di un lascito.

Tale necessità è tradotta daespressioni come intera costumbre, o palan costumbre (completa costumbre), che accompagnano spesso i discorsi riguardanti gli antenati, ad indicare l'interezza perduta diuna forma di vita che oggi si vede progressivamente sfaldare da quando la comunità si è aperta alla modernità, identificata con i modi di fare ed i beni dei moel (stranieri).

L'erosione di questa interezza è motivo costante non solo delle interviste etnografiche, ma anche di discorsi interni in diversi contesti pubblici e privati della comunità.

Lapercezione dei mutamenti sociali che hanno investito la comunità è infatti forte, e con essa la sensazione di perdita di senso di una forma di vita sempre più opaca a sestessa.

E' un intero orizzonte esistenziale a sfaldarsi e con esso i gesti e le parole degli anziani e della costumbre sembrano perdere la loro necessità interna, risultandosconosciuti a molti sanmaetani.Chi agisce secondo costumbre è oggi colui che è attento alle conseguenze sociali del proprio agire nella comunità, autorizzato dal mandato degli anziani e col consensogenerale dei proprio compaesani.Chi abbandona la costumbre è invece colui che agisce in continua tensione verso l'esterno, senza più ascoltare i consigli degli anziani e senza badare alle conseguenze delleproprie azioni nella comunità, costantemente rivolto verso un futuro personale che nega l'eredità collettiva di un passato oramai consumato e finito.

Queste condottesociali riproducono nella comunità le prospettive della costumbre e dello sviluppo: non un bivio dal quale divergono strade destinate a non incontrarsi mai, ma coordinatecomplementari dell'agire sociale, all'interno delle quali si riproduce la comunità stessa, che esistono l'una in virtù dell'altra.Tradizione e sviluppo sembrano così convivere oggi nella comunità in una mescolanza che confonde i codici e rende equivoci gli eventi.

Ogni evento sociale, pratica locale oscelta personale appaiono ambivalenti, insieme tradizionali e moderni, insieme lascito degli antenati e segno dei tempi che cambiano: chi assume oggi un cargo, su mandatodegli antenati, amministra i soldi dello Stato per modernizzare il villaggio.

Huave, mixiig e moel: la frontiera spaziale rivisitata Se costumbre e sviluppo rappresentano l'orizzonte simbolico temporale all'interno del quale si riproduce la comunità, una netta distinzione fra sé e altro da sé nerappresenta l'orizzonte simbolico spaziale.

La frontiera simbolica che segna l'alterità culturale è espressa in termini di distanza spaziale: il termine moel identifica chiunqueprovenga da luoghi lontani e sconosciuti esterni alla regione dell'Istmo, non ben identificabili nella percezione interna del mondo.

Il termine mixiig identifica invece gliZapotechi dell'Istmo e tutti coloro che provengono dalla regione, siano essi meticci o indigeni.

Il primo termine rimanda ad un ambito di rapporto di totale estraneità: ilmoel è lo sconosciuto per eccellenza, sempre potenzialmente sospetto e pericoloso, col quale si interagisce solo occasionalmente se strettamente necessario, stando benattenti a non lasciarsi ingannare da lui.

Il termine mixiig sembra rimandare ad un ambito di rapporto positivo e in qualche modo reciproco con lo straniero.

Il riconoscimentoculturale del “sé” viene costruito dunque in relazione all'estraneità totale dei moel e all'estraneità relativa dei mixiig, nei termini di un posizionamentorelativo di fronte al quale il termine huave varrebbe come autoidentificazione etnica.

Il significato del termine è imputridito dall'acqua, un'identificazione dispregiativa della. »

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